I terzisti contro il CoronaVirus, consigli di sopravvivenza

Quello che sta succedendo in questo momento è qualcosa a cui forse nessuno era preparato. Il coronavirus, il COVID-19, ci ha spiazzato.

L’economia italiana è messa a dura prova e lo sarà ancora di più nel prossimo futuro. Come sempre dobbiamo cercare di trovare un insegnamento da quello che ci sta accadendo ed oggi vorrei fare una riflessione sulle debolezze e le lacune che il coronavirus ci ha rivelato. Perchè, come uno schiaffo dato a tradimento, lo scoppio di questa pandemia ci ha mostrato qualcosa che finora magari non volevamo vedere o accettare.

Come dicevo l’economia italiana (e globale) è, e sarà, messa a dura prova. Come sempre chi ne pagherà maggiormente le spese saranno i piccoli, le PMI. Con questo non voglio dire che le grandi multinazionali non accuseranno il colpo, anzi.

Ma è proprio per questo motivo che a cascata le PMI andranno ancora di più in sofferenza.

Iniziamo con fare un distinguo tra le due macro categorie delle nostre amate PMI. Da una parte abbiamo i produttori di merce che viene messa direttamente sul mercato. Aziende che hanno un loro prodotto e un loro brand che viene distribuito e venduto al consumatore finale. Dall’altra parte abbiamo la seconda categoria (la più grande tra le piccole e medie imprese) che comprende i terzisti, aziende che fanno parte di una filiera industriale e che concorrono, con i loro prodotti, alla produzione di un bene complesso.

La divisione in queste due categorie è d’obbligo se vogliamo analizzare quali sono le criticità emerse e se vogliamo capire come uscirne, limitare i danni e soprattutto evitare che questa situazione possa ricapitare in futuro.

I produttori finali

E’ inutile girarci intorno, molte PMI stanno chiudendo. I motivi sono principalmente due: Prevenzione e mancanza di ordini.

Conosco molte aziende che, per evitare di allargare il contagio, stanno coraggiosamente decidendo di chiudere i battenti per alcune settimane.

A loro va ovviamente tutto il mio rispetto. Esistono anche tutta una serie di aziende che si è vista crollare da un giorno a un altro la richiesta di merce (soprattutto coloro che producono beni non di prima necessità). In questi casi quindi si è deciso, giustamente, di sospendere la produzione.

Quando tutto questo sarà finito si potrà ritornare ad una condizione di normalità, i consumi riprenderanno e con loro le aziende. Ovviamente esistono tutta una serie di problemi legati alla fiscalità che non voglio trattare in quanto non mi compete. Purtroppo alcune aziende non riusciranno a reggere il colpo e forse non riapriranno mai più.

Paradossalmente però la decisione di chiudere in questi casi è più semplice. Non me ne vogliano gli imprenditori ma la chiusura è una condizione dettata dalla necessità. Il vero problema risiede nell’altra categoria, i terzisti.

I terzisti contro il coronavirus

E’ qui che il problema si fa complicato. Quando sei un terzista non puoi chiudere finché hai clienti che continuano a chiederti merce. Soprattutto poi se hai un respiro internazionale e spedisci quindi anche all’estero.

Il terzista è un ingranaggio di una macchina molto più grande di lui. Magari produci dei componenti elettrici, dei cavi, delle guarnizioni. Componenti che vanno, per esempio, all’interno di un’auto.

Semplicemente NON PUOI FERMARTI.

Anzi, probabilmente sarà successo anche a te, gli ordini stanno aumentando.

I clienti infatti, presi dal panico, stanno progressivamente aumentando gli ordini per paura di una chiusura forzata dei fornitori. Cercano di fare scorta.

Quindi non solo non puoi fermarti ma devi produrre di più.

E devi produrre di più con:

    1. Personale imparanoiato (giustamente)
    2. DPI al massimo (mascherine, guanti, igienizzanti vari)
    3. Distanze di sicurezza da mantenere

Inoltre hai:

    1. Scorte di materia prima che si abbassano ogni giorno di più
    2. Clienti che duplicano i fabbisogni nel giro di 24 ore e senza preavviso
    3. Fornitori della materia prima che tardano ad arrivare

La situazione non è delle migliori.

Come possiamo fare? Come possiamo riuscire a fronteggiare a tutto questo?

La soluzione è banale: devi lavorare di più. La prima cosa da fare è implementare il sabato, stando attento a rispettare sempre tutte le disposizioni igienico-sanitarie del caso.

Ma questa è solo una pezza. Qualcosa che può durare per un po’. Non è certo la soluzione.

La vera soluzione è quella di essere più performanti. Ora più di prima è fondamentale fare più produzione a parità di ore lavorate.

L’unico modo per farlo è attraverso l’ottimizzazione dei processi. Punto.

Non esistono formule magiche, non esistono elisir. Devi migliorare i tuoi processi produttivi.

Bada bene. NON SONO QUI PER VENDERTI NIENTE.

Voglio solo essere sicuro che tu capisca un concetto semplice: Se i tuoi processi non sono efficienti cadrai in una spirale molto pericolosa.

Se non sei in grado di passare velocemente da un prodotto ad un altro, idem.

Cosa devi fare da domani mattina per salvarti

Quindi quello che devi fare da domani mattina, nonostante la crisi attuale, nonostante le mascherine e la gente agitata (giustamente) e prendere in mano la situazione e capire come poter aumentare la tua capacità produttiva.

Ci sono diversi articoli che ho scritto e che possono aiutarti in questo. Te ne linko alcuni:

https://www.produzioneagile.it/one-piece-flow-aumentare-la-produzione-in-reparto-semplicemente/

https://www.produzioneagile.it/tempo-ciclo-tempi-e-metodi/

https://www.produzioneagile.it/lead-time-lean-production/

https://www.produzioneagile.it/takt-time/

https://www.produzioneagile.it/lead-time-lean-production/

https://www.produzioneagile.it/kaizen-pdca/

https://www.produzioneagile.it/kanban-guida-pratica-come-applicarlo/

Parallelamente devi assicurarti che nessuno si ammali. Devi abbassare al minimo il rischio di chiusura.

    1. Aumenta la pulizia degli ambienti.
    2. Fai la sanificazione ogni settimana.
    3. Dai ad ogni operaio una bottiglia di alcool o di un qualsiasi altro prodotto igienizzante per poter tener pulito tutto quello che ha intorno.
    4. Manda a casa gli indiretti. Tutti quelli che puoi. Amministrazione, Commerciale e altre funzioni che possono fare il loro lavoro da casa, devono stare a casa. Meno sono in azienda meglio è.

Se qualcuno si ammala rischi di chiudere.

E se chiudi lo sai cosa può succedere? Che i tuoi clienti vengono a prenderti le attrezzature di produzione (perché sono di loro proprietà) e trovano un altro fornitore.

Poi? Dopo che tutto questo sarà finito sei sicuro che riavrai quelle commesse?

E’ molto rischioso, molto.

Il coronavirus ha mostrato le lacune che già avevi ma che non vedevi (o che non volevi vedere).

Forse hai già letto un mio vecchio articolo che parlava di abbassare lo stock in magazzino per vedere cosa succedeva (era una provocazione).

Ecco, ora sta succedendo esattamente questo.

E se il tuo stock si abbassa per un aumento degli ordini e tu non riesci a star dietro alla nuova domanda il problema risiede nella mancanza di ottimizzazione della produzione. La tua reale capacità produttiva installata è molto più bassa di quella che credevi. (ovviamente in alcuni casi è proprio impossibile soddisfare le richieste insensate dei clienti).

E quando tutto questo sarà passato, se ne sarai uscito vivo come spero, dovrai metterti SUBITO all’opera per iniziare una trasformazione aziendale che possa evitarti il problema in futuro.

Perchè se è accaduto una volta, potrebbe tranquillamente capitare di nuovo, e prima di quanto tu possa sperare.

Federico Barucca

Produzione Agile

Federico Barucca

Federico Barucca

Ciao, Mi chiamo Federico Barucca e sono nel settore da 15 anni. Lean Manufacturing, Six Sigma, Tempi e Metodi sono assolutamente necessari per ottimizzare i processi produttivi. Il mio obiettivo è quello di portare questi metodi usati dalle Big Companies nelle PMI Italiane "traducendoli" in metodi semplici ed efficaci, senza perderci dietro alla carta e senza supercazzole.

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